Reagire al proprio dolore
Ho scritto nel libro É Urgente Reeducar! [È Urgente Rieducare!] (2010): Oggi, più che mai, con il progresso della tecnologia nelle aree della comunicazione (cellulari, internet, ecc.), anche una persona malata può rialzare qualcuno che soffre anche se si trova a migliaia di chilometri di distanza. Al giorno d'oggi la possibilità di aiutare è disponibile a tutti. Pertanto lascia che il buon ideale non si perda poiché è decisivo a qualsiasi età. Sei tu a decidere se sei vecchio o giovane, per più difficili che le circostanze siano, temporanea o permanente. Nella mia lunga vita dedicata alle cause spirituali e sociali della Religione del Terzo Millennio e della Legione della Buona Volontà (LBV), ho assistito ad esempi ineguagliabili di persone che a causa del loro penoso stato di salute potevano considerarsi liberate dal prestare aiuto, perfino con una parola, ad altre creature anch'esse bisognose di attenzione. E molte persone — sorprendentemente supportati da coloro da cui non ci si aspetterebbe nulla (in termini umani), per il fatto di soffrire mali tormentosi — si sono trovati nella condizione di reagire alla propria sfortuna scoprendo spesso, dopo un aiuto inaspettato, ragioni per affrontare i loro drammi con una determinazione che pensavano di aver perso da tempo.
Di solito raccomando fraternamente: chiunque voglia ridurre il proprio dolore aiuti chi soffre.
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