«L’Amicizia è la mia Religione»
I tempi attuali richiedono che sia data enfasi alla riaccensione dei buoni sentimenti propri dell’esistenza umana che voglia sopravvivere umanamente.
Il sentimento di vera amicizia, firmato nel compito quotidiano, un fattore significativo per il rafforzamento delle relazioni, per superare dissapori non soltanto in ambito familiare ma anche in quello collettivo.
Nell’Apocalisse di Gesù 1:9, Giovanni Evangelista rivela – a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù Cristo – la sua condizione di «compagno nella tribolazione, nel regno e nella costanza».
Vi è chi, nell’interpretare il Libro delle Profezie Finali, restringa il suo messaggio all’epoca del crudele Domiziano e di altri inconseguenti che erano a capo dell’Impero Romano. Tuttavia l’Apocalisse del Cristo Ecumenico, il Divino Statista, è un’opera per tutte le generazioni. Nelle diverse opportunità in cui reincarniamo sulla Terra il Divino Maestro ci è compagno, ci aiuta a superare le peggiori prove fino a quando meriteremo di non venire più qui per soffrire.
Il male nella vita è limitato, anche se molti la pensano diversamente perché non osano guardare oltre l’orizzonte materiale: esiste qualcosa di più di quanto essi si ostinino a non investigare, poiché sfugge ai parametri ammessi attualmente dalla scienza convenzionale. Questi, però, saranno gli stessi domani? È evidente che il dogmatismo scientifico è il peggiore di tutti. Tuttavia l’amicizia, la fraternità, la concordia non subiscono restrizioni da parte di Dio. Quindi questo spirito solidale che l’Apocalisse ha proiettato su tutti i tempi non può limitarsi ad una giornata fisica. [...]. L’ultimo libro della Bibbia non è il regno del terrore. Esso ci parla di amicizia di fronte alle tribolazioni causate dai nostri equivoci planetari. Ed ecco la Mano Divina che semina eccellenti virtù laddove l’essere umano preferisce perdersi. Si tratta di una norma del governo di Gesù.
L’amicizia è troppo importante per la sopravvivenza dei popoli. Il noto poeta Alziro Zarur (1914-1979) la ritratta nel suo magnifico
Poema dell’Amicizia
«Io ho in questo spirito di anziano / Che non concepisce la vita in solitudine, / Il mio particolarissimo Vangelo: / L’Amicizia è la mia religione. /
«Non soltanto da belve è popolato il mondo, / Come proclamano tutti gli egoisti: / Basta vedere l’amore profondo / Che sgorga dalle anime degli altruisti. /
«Che l’amicizia si rivela nel pericolo, / Nel lutto, nella rovina e nella sofferenza: / Poiché, dopotutto, è facile essere amico / Nelle deliziose ore di piacere.
«Queste non sono le teorie di un astemio, / Ma di un uomo che ha visto, in vita piena, / Il fallimento dello spirito bohemien / Che si compiace della vocazione suicida.
«“Non so se sono stato chiaro: ciò che penso / È che, in genere, artisti orgogliosi - / Prosatori o poeti scontrosi - / Fanno della società un falso giudizio
«Nella torre d’avorio dei loro complessi, / Che ritengono di superiorità, / si isolano da tutta l’Umanità, / Evitano degli umili gli amplessi.
“Chi può essere amato senza amare? / Ciò che questi superuomini non capiscono / È che, con tanto egoismo, loro intendono / Tutta la massa umana disprezzare.
«No, talentosi luminari ed astri / Dalla vanità infinita che mi terrifica! / Gli uomini possono anche così, a carponi, / Tentare di portare il paradiso sulla terra.
«Ma è necessario che ci sia in noi tutti / Un po’ di rinuncia e di modestia / Un lembo, una frangia o un sottile spiraglio/ Di solidarietà nella nostra voce.
“È urgente che dalla torre d’avorio / In cui vivono i geni, ora scendano / In pianura e poi si compatiscano / Dei poveri ‘imbecilli dalla triste fine’.
«Coltiviamo, signori, l’amicizia / Nelle sue sante manifestazioni, / Sentendo le angosce ed afflizioni / Dei ceti servili della società!
«Per questo io ho – spirito d’anziano / Che non comprende la vita in solitudine - / Il mio particolarissimo Vangelo: / L’amicizia è la mia religione.»
Senza il Creatore e la creatura non ci può essere un paradiso sulla Terra. È essenziale, signori, che stabiliamo una buona complicità con Dio – secondo Aristotele (384-322 a.C.) il motore silenzioso dell’Universo -, affinché possa scendere giù in questo mondo la nuova Gerusalemme (L’Apocalisse, 21:24, 25 e 26), quando:
«24 Le nazioni cammineranno alla sua luce, e i re della Terra a lei porteranno la loro magnificenza.
«25 Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, poiché non vi sarà più notte.
«26 E porteranno a lei la gloria e l’onore delle nazioni».
Credere nell'Amore
Una volta, l’attrice Luciana Vendramini, intervistata dalla rivista Veja a rispetto del motivo che l’aveva portata a produrre e ad interpretare una versione brasiliana del musical «La rivincita delle bionde», successo a Broadway, ha rivelato ciò che l’aveva attratta nella sceneggiatura. Ha detto: «Lo spettacolo parla sulla vera amicizia. Oggigiorno più nessuno dà valore a questo. Più nessuno crede nell’amore».
Mi è piaciuta questa precisazione di Luciana, poiché i tempi attuali richiedono che sia data enfasi alla riaccensione dei buoni sentimenti propri dell’esistenza umana che voglia sopravvivere umanamente.
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