Gesù sconfisse il Dolore
Nel mio libro «Gesù, il Dolore e l’origine della sua Autorità – Il Potere di Cristo in noi» Li presento un’ampia dissertazione sul Dolore e, a partire dallo straordinario esempio di Cristo, sulla capacità di vincerlo; quindi non per sentirci sconfitti dallo scoraggiamento, bensì puntando alla vittoria, poiché Li ho istruito a far leva perfino sul tormento per rafforzare il Loro coraggio.
Opportunamente, segnalo oggi qui il seguente brano:
Per mezzo del Dolore Cristo raggiunse anche la sua Divina Autorità. E non sfuggì il suo infortunio, e neppure ne fu sconfitto durante il Supremo Sacrificio della tortura e della crocifissione:
«Padre, tutto è possibile a Lei. Allontana da me questo calice! Però non ciò che Io voglio, ma ciò che Lei vuole» (Vangelo secondo Marco, 14:36).
Sull’abnegazione di Cristo e sul suo affidamento alla Volontà del Padre Celeste così dichiarò, in un’intervista alla Super Rete Buona Volontà di Comunicazione (radio, TV ed internet), il professore Dott. Ricardo Mário Gonçalves, libero docente di Storia Sociale presso l’Università di São Paulo (USP), e missionario buddista della Vera Scuola della Terra Pura, ordine giapponese fondato nel XIII secolo dal maestro Shinran (1173-1263):
«Per il Buddismo l’esperienza principale da essere vissuta dall’essere umano sarebbe un’esperienza di svuotamento dell’ego, di spogliazione. Abbiamo qui un testo basico dell’Apostolo Paolo con questo concetto. È la Lettera ai Filippesi, 2:6-8. Nel parlare di Gesù, disse l’Apostolo Paolo: “Egli, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini. Apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce!” Il punto centrale di questo brano è la spogliatura. Nel testo greco troviamo il termine ekenosen derivato dal verbo kenou, che significa svuotare, svuotamento, spogliarsi. Per cui con riferimento a questa nozione ci troviamo su un terreno che è comune al Cristianesimo ed al Buddismo. Io direi che in questo testo l’Apostolo Paolo presenta Gesù quale modello di spogliazione da essere seguito da noi.» (Grassetto aggiunto da me.)
È dell’Educatore Celeste l’insegnamento basilare che esemplificò la sua condizione una con Dio:
«[...] ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve» (Vangelo secondo Luca, 22:26).
Questa è la Politica di Dio praticata dall’Autorità del Maestro Gesù: il vero politico è colui che serve e che non si serve. Quanti esempi ne esisteranno oggi nel mondo?
Come abbiamo visto Gesù si privò della propria volontà in beneficio dei suoi simili, però non smise di predicare la Dottrina che ricevette dal Padre Celeste:
«Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo su di voi. Sappiate però che il Regno di Dio è vicino”.»
Gesù (Luca, 10:10 e 11).
Avete capito?
Nella mia opera letteraria «A Missão dos Setenta e o Lobo Invisível» [La Missione dei Settanta ed il Lupo Invisibile] segnalo che — anche se la Parola di Gesù non fu accolta dalla “città” — non possiamo assolutamente lasciare di proclamare ciò che siamo venuti a fare per Volontà del Creatore.
Gesù persistette oltre la “fine”, dopo risuscitò e garantì:
«Con la vostra perseveranza salverete le vostre Anime.» (La Buona Novella secondo Luca, 21:19)
Dinanzi a tale potente esempio di dedizione al prossimo, il missionario di Dio deve intendere il Dolore come uno strumento di vittoria dinanzi al Cielo per possedere il Potere di riformare la Terra. Insomma, il buon lavoratore nell’integrarsi con Dio riceve per merito personale l’illuminazione dell’Autorità di Cristo allo scopo di trasformare esseri terreni e Esseri Spirituali.
«[...] Poiché voi siete il Tempio del Dio Vivente, come Dio disse: Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo.» (Seconda Lettera di Paolo ai Corinzi, 6:16).
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