Ultrasonografia rivelatrice della Vita
Il giornale la “Folha de S.Paulo” ha pubblicato una ricerca nazionale dell’Istituto “Datafolha”, fatta in 211 municipi, sul nuovo profilo della famiglia brasiliana. In uno dei rapporto, firmato da Luís Fernando Viana, si informa che dal 1998 fino ad oggi è cresciuto di 10 punti percentuali il rifiuto dell’aborto. Gli studiosi affermano che l’aver insistito molto sull’ultrasonografia ha contribuito a rafforzare questo quadro. Grazie a Dio!
D’accordo con l’antropologa Maria Luiza Heilborn, coordinatrice del Centro Latino-Americano sulla Sessualità e Diritti Umani e professoressa dell’Istituto di Medicina Sociale dell’Università dello Stato di Rio de Janeiro, “mostrando un’immagine che si rassomiglia all’immagine umana, le recenti tecnologie di visualizzazione del feto hanno fatto sì che ci fosse un grandissimo cambiamento nello scenario sociale. Una cosa che era occulta è passata ad essere visibile. (...) Quando si pensa di fare un aborto è perché molte donne non hanno dato al feto lo status di persona. Dopo l’esame, non stanno più aspettando un bambino, ma “Veronica” o “Francesco”.
Si noti che non c’è più bisogno di parlare troppo sulla postura etica per difendere la sopravvivenza degli esseri indifesi. Ironicamente, la tecnologia, vista come senza anima, raggiunge i cuori.
Secchio di metallo
Rispetto l’opinione di tutti, ma, mi auguro che questa coscienza della preservazione della vita aumenti sempre più, in modo che non si ripetano situazioni tragiche, simili a quella letta nel giornale “O Mensageiro” (il Messaggero), ripresentata dalla Rivista André Luiz n o 7, in un testo di Francisco Ferreira: “Monsignore L. B. Lyra in un articolo intitolato ‘Contro l’abominevole legge dell’aborto’, narra la testimonianza di un’infermiera di un determinato ospedale inglese: ‘Ho qui davanti a me un essere piccolo e impotente, unito ancora alla madre attraverso il cordone ombelicale. Era un bambino, dal colore roseo molto ben strutturato. Era lì e gemeva, e quando lo toccai, mi mosse le manine. Era una scena che sfidava gli istinti materni di qualsiasi donna, e io, infermiera, soffrivo tanto davanti a quella scena. Infatti, quel piccolo essere, invece di passare alle braccia di sua madre, per essere accarezzato e amato, era buttato in un secchio di metallo, dando fine ad una vita che non aveva avuto il tempo neppure di incominciare”.
Non è possibile concepire che una donna (o un uomo) non si commuova davanti ad un dramma come questo. Ma, alla fine di tutto, lo spirito di bontà che esiste nel cuore delle donne raddrizzerà il mondo di fronte a tanta insensatezza. Saranno loro stesse che un giorno metteranno fine a quella cultura morbosa che turba l’orizzonte della Terra e si propaga fino al punto di vedere attitudini tali che, dall’effetto Arrhenius, porteranno, per esempio, al surriscaldamento globale. I preavvisi, tante volte smentiti, non hanno impedito la sua progressione e sono lì ormai: in pochi anni, il Polo Nord si scioglierà, inondando molte città litoranee. Abyssus Abyssum invocat. Chi porta dentro di sé la capacità di dare la vita non può amare la morte.
Nell’opera “Mãezinha, deixe-me viver!” (1987), (Mammina, lasciami vivere!), io presentavo questi argomenti: Coloro che, per non conoscere certi aspetti spirituali, purtroppo ancora difendono l’aborto, affermando che la donna è padrona del suo corpo, si dimenticano però che, per lo stesso raziocineo, il corpo del bimbo è del bimbo...
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