Globalizzazione dell’Amore Fraterno
Quando parliamo di Ecumenismo vogliamo dire Universalismo, Fraternità senza frontiere, Solidarietà internazionale, poiché comprendiamo l’Umanità come una famiglia. E non ne esiste neanche una in cui tutti i figli abbiano lo stesso comportamento. Ognuno è un cosmo indipendente, il che non significa che questi “corpi celesti” debbano urtarsi l’un l’altro. Sarebbe il caos. [...] Ci riferiamo all’Ecumenismo dei Cuori, del buon sentimento, che non tiene conto delle differenze comuni alla famiglia umana, secondo il quale le persone ragionano secondo il proprio livello di maturità, d’accordo con il loro sapere o la loro ignoranza. L’Ecumenismo che ci convince a non sprecare del tempo con odi e contese sterili, ma bensì a porgere la mano agli sconfitti poiché si commuove con il dolore, si toglie la camicia per vestire l’ignudo, contribuisce per il balsamo curativo dell’ammalato, protegge gli orfani e le vedove, come ci insegna Gesù nel Vangelo secondo Matteo 10:8. Colui che comprende l’elevato significato dell’Ecumenismo dei Cuori, sa che l’Educazione con Spiritualità Ecumenica è fondamentale per il progresso dei popoli, perché l’Ecumenismo significa l’Educazione aperta alla Pace, per l’irrobustimento di una nazione (ma non perché domini le altre) quindi, il rifugio di una nazione e la sopravvivenza del pianeta che ci protegge come figli non sempre con buon comportamento.
Basta rammentare l’increscioso fenomeno del riscaldamento globale, sempre meno negato dalle più brillanti menti del mondo. [...] Gli avanguardisti ecologi, politici e scienziati di prima linea – cercano già di intraprendere soluzioni pratiche per trattenere l’inquinamento che ci avvelena fin dall’utero materno [...].
Come affermai nel 1981 al giornalista Paulo Rapoccio Parisi e riprodussi sulla rivista Globalizzazione dell’Amore Fraterno, mai come oggi si è reso indispensabile unire sforzi nella lotta contro la fame e per la preservazione della vita sul pianeta. È imperativo utilizzare l’impegno di tutti, degli ecologisti e dei loro detrattori, nonché dei lavoratori, impresari, personale massmediatico (stampa, radio, televisione, e includo anche l’internet), sindacalisti, politici, militari, avvocati, scienziati, religiosi, scettici, atei, filosofi, sociologi, antropologi, artisti, sportivi, professori, medici, studenti o meno (e come gradiremmo che tutti potessero avere accesso all’educazione formale), casalinghe, capi di famiglia, barbieri, manicure, tassisti, spazzini e del personale degli altri segmenti della società.
La prima donna ad andare nello spazio (1963), la cosmonauta russa Valentina Tereshkova, in una frase fece intravvedere la gravità di ciò che stiamo affrontando dinanzi al problema del riscaldamento globale:
«Quando sei nello spazio puoi apprezzare quanto piccola e fragile sia la Terra.»
L’argomento si è reso drammatico e tragiche le sue prospettive. Per gli stessi motivi si fa impellente l’irrobustimento di un ecumenismo che superi le barriere, plachi gli odi, promuova lo scambio d’esperienze che stimolino la creatività globale e che corrobori il valore alla cooperazione sociale ed umana dei partenariati come, per esempio, nelle cooperative popolari, in cui le donne sono molto attive, tenendosi conto del fatto che sono decisamente contro lo spreco. Vi è veramente molto da imparare gli uni con gli altri. Un percorso diverso, già si sa, è quello della violenza, della brutalità, delle guerre che invadono le case in tutto l’orbe terrestre.
Alziro Zarur (1914-1979), il compianto Proclamatore della Religione di Dio, del Cristo e dello Spirito Santo, enfatizzava che le battaglie per il Bene esigono coraggio. Simone de Beauvoir (1908-1986), scrittrice, filosofa e femminista francese, indovinò nell’affermare:
«Ogni esito racchiude una rinuncia.»
Riassumendo: ogniqualvolta che superiamo l’arroganza ed il preconcetto, ci sarà sempre qualcosa da assimilare di giusto e di buono da ogni componente di quest’ampia “Arca di Noè” che è l’odierno mondo globalizzato. Raccomandiamo quindi l’unione di tutti per il bene di tutti, visto che condividiamo un’unica dimora, la Terra. Gli abusi dei suoi abitanti esigono un’azione imperativa: integra o disintegra [...], ragione per cui dobbiamo lavorare strategicamente in partenariati che promuovano una prosperità effettiva per le masse popolari.
Il nostro tempo richiede, senza indugi, che si sviluppi una vera presa di coscienza dei problemi sociali che devono essere risolti ieri! Non è sufficiente — né lo è mai stato — alzare la finestra della macchina. La necessità di riforme bussa alle porte. Facciamole prima che azioni traumatiche della società lo esigano. E in tal caso, oltre agli anelli, andrebbero perse anche le dita. Non mancano esempi nella Storia.
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*Brano tratto dall’articolo «Gli Otto Obiettivi del Millennio» del giornalista Paiva Netto, pubblicato anche sulla rivista Globalizzazione dell’Amore Fraterno (pubblicata in esperanto, francese, inglese, italiano, portoghese, spagnolo e tedesco), consegnata ai capi di Stato e ad altre rappresentanze durante l’High-Level Segment 2007, presso le Nazioni Unite a Ginevra (Svizzera).
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